Il Decreto di nomina del Commissario (DPR 9 marzo 2011) gli ha affidato l'incarico di introdurre "modifiche statutarie idonee ad assicurare una effettiva rappresentativita' in seno agli organi sociali della SIAE ai titolari dei diritti in rapporto ai relativi contributi economici". Occorre, dunque, che chi non aveva rappresentatività, presto ce l'abbia. Ma chi non aveva rappresentatività? La Siae ha avuto assegnato dallo Stato un monopolio di fatto. Chi oggi vuole percepire compensi derivanti dal suo lavoro di autore non può che rivolgersi ad essa. Ne deriva che lo Stato ha il dovere di assicurarsi che anche il più modesto autore riceva quanto gli è dovuto. Non un euro di più, ma neanche un euro di meno. Le modalità di ripartizione non devono essere stabilite da gruppi di potere prevalenti, o che abbiamo la maggioranza. Sarebbe come dire che gli azionisti di una società, solo perchè ad esempio hanno il 51% delle azioni si assegnano il 100% dei dividendi. Alla Siae ci sono 100 mila iscritti. E' inimmaginabile che la stragrande maggioranza di questi sborsi centinaia di euro all'anno solo per avere una tessera in tasca. Ma oltre 80.000 di questi autori non incassa un solo euro. Quasi tutti gli altri ricevono compensi da fame da 1 (uno) a 15000 euro lordi. Mentre solo un migliaio riceve da 15.000 euro in su. La Siae non fornisce dettagli sulle modalità di raccolta delle informazioni che poi utilizza per ripartire la raccolta dei circa 600 milioni di euro annuali e da più parti sta avanzando la protesta delle decine di migliaia di piccoli autori che non solo non percepiscono niente, ma vedono utilizzare la loro quota per alimentare una macchina che è al servizio di pochi. Adesso che è stato avanzato il sospetto che non pochi quattrini della Siae siano stati sperperati (si pensi che gli attuali commissari hanno avanzato un'azione di risarcimento nei confronti degli amministratori del Fondo pensione in buona parte nominati dalla stessa Siae), è indispensabile capire se i soldi che migliaia di autori versano -...nella speranza di ottenere qualcosa dalle proprie opere- non solo non gli porti nulla, ma finiscono per alimentare un calderone di mala gestio ed interessi personali. Finalmente l'opera incisiva portata avanti dalla Commissione Cultura della Camera dimostra che il vento è cambiato e che -nella linea del Governo Monti- non saranno più le lobbies dei potenti a scrivere le regole. Tra qualche giorno i grandi gruppi editoriali leggeranno la bozza di Statuto e se non la troveranno di loro gradimento attiveranno i loro "canali" lobbistici, supportandoli con l'acquisto di pagine sul Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. Hanno fatto così più volte nel recente passato con successo (per loro). I 90 mila e passa piccoli autori iscritti alla Siae che non vedono un euro figuriamoci se possono acquistare pagine sul Corriere od ottenere incontri col Ministro Ornaghi o col Sottosegretario Catricalà...Potranno però tra non molto votare al Parlamento chi li rappresenta e non si fa cloroformizzare dalle lobbies. Nel lavoro della Commissione Cultura si sta vedendon già chi opera per far emergere la verità e la giustizia.
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