Il Governo ha approvato ieri 16 aprile 2012 l'annullamento del "beauty contest" per l'assegnazione delle frequenze digitali. Le stesse ragioni non potrebbero valere anche per il "beauty contest" usato dalla Siae per la sua enorme manovra sugli immobili. sulle nuove frequenze tv, presentato al dl fiscale, prevede che saranno "assegnate mediante pubblica gara indetta entro 120 giorni dall'entrata in vigore del presente articolo". L'emendamento del governo, che azzera il beauty contest, prevede l'assegnazione delle frequenze "ad operatori di rete sulla base di differenti lotti, mediante procedure di gara aggiudicate all'offerta economica più elevata anche mediante rilanci competitivi" Il Consiglio dei Ministri ha approvato l'annullamento della procedura nota come beauty contest per -si legge nel comunicato ufficiale- l'"uso efficiente e la valorizzazione economica dello spettro radio". Una decisione, spiega ancora Palazzo Chigi, con cui il Governo "intende valorizzare economicamente una risorsa preziosa" e per creare "le condizioni per aumentare ulteriormente pluralismo e trasparenza". Viene, infatti, confermato che la gara pubblica è più conveniente per chi la fa ed è più trasparente. Nelle scorse settimane è emersa la domanda circa la convenienza che ha avuto la Siae a non fare la gara pubblica per scegliere il gestore dei fondi immobiliari cui andranno milionarie "fee". In Commissione Cultura molti parlamentari hanno chiesto chiarimenti. Si spera che prima o poi si rendano note le ragioni e i numeri che hanno fatto preferire un "concorso di bellezza" ad un'asta fatta con buste chiuse, criteri ferrei predefiniti e pubblicati in un bando pubblico. Sarebbe bello che i Commissari e Blandini, con un gesto di totale apertura e trasparenza pubblicassero sul sito della Siae le ragioni che li hanno indotto a non fare una gara europea, insieme ad una semplice tabellina comparativa (con gara/senza gara) dei vantaggi economici derivanti dalla "non gara" che invece hanno scelto. Non c'è ragione per ritenere che non abbiano avuto solide ragioni. Ma in presenza di una Commissione d'indagine parlamentare che nei giorni scorsi ha unanimemente rinvenuto nella Siae criticità tali da richiedere l'istituzione di una Commissione d'inchiesta per indagare sulle sue attività con i poteri della magistratura (piuttosto che con quelli deboli dell'attuale Commissione d'indagine), le decine di migliaia di iscritti alla Siae hanno forse qualche ragione per essere preoccupati e ampi diritti ad avere chiarimenti.
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